Nel corso della XVIII dinastia, con la quale iniziò il Nuovo Regno, ai vertici del potere egiziano si verificò un avvenimento unico e irripetibile: l’ascesa al trono di un faraone-donna, Hatshepsut, che per venti prosperi e pacifici anni governò il paese a nome del figlio Tutmosi III. La regina fece costruire a Deir el-Bahri il proprio tempio mortuario, accanto a quello di Nebhepetre Mentuhotpe, faraone del Medio Regno e lo volle identico ad esso, anche se un po’ più grande. Più che di un vero e proprio tempio si tratta di una serie di colonnati l’uno sull’altro, ai quali si accede tramite rampe. Sui muri del colonnato più basso, a sinistra, alcuni blocchi gravemente danneggiati mostrano il trasporto per nave di due obelischi da Assuan a Karnak; a destra, resta solo un’immagine cesellata di Hatshepsut come sfinge. Sul secondo colonnato di sinistra è rappresentata una spedizione nella terra di Punt, la regione del Corno d’Africa dove gli egizi si procuravano incenso, avorio, legname e oro; alla sua estremità c’è il piccolo tempio dedicato ad Hathor con rilievi colorati mostranti la regina allattata dalla dea in aspetto di mucca. Nel colonnato di destra, vengono rappresentati il concepimento, la nascita e l’infanzia di Hatshepsut e alla sua estrema destra sorge la piccola cappella dedicata ad Anubi, decorata con magnifici dipinti. Il nuovo sovrano Tutmosi III, quando finalmente salì da solo al trono, fece demolire il monumento della madre, "scandalosa usurpatrice" del potere divino.